Germania: il deterioramento dell’economia è più rapido del previsto
Continua a peggiorare il sentiment sull’economia tedesca da parte degli investitori. L’indice Zew, che riflette queste aspettative,ad ottobre si è attestato a -3,6 punti, ben lontano dai 6,9 punti di settembre e dal consenso fermo a zero. Si tratta del decimo calo consecutivo, con l’indice generale che si è attestato al livello più basso da novembre 2012.
Oltre alle vicende geopolitiche legate alla Russia e al rallentamento della Cina, gli investitori sembrano scontare un più rapido deterioramento della prima economia dell’eurozona e che il QE della BCE potrebbe non arrivare in tempo sufficiente ad evitare un ritorno alla recessione.
Il continuo calo della fiducia degli investitori non ci sorprende alla luce della bruttissima performance messa a segno dal Dax nell’ultimo mese (-11%). Era inevitabile che gli investitori che hanno partecipato al sondaggio fossero gli stessi che da qualche settimana stanno vendendo l’indice di Francoforte.
Il violento e repentino peggioramento delle prospettive macroeconomiche dell’area euro, congiuntamente ai crescenti timori sulla possibile deflazione, potrebbero velocizzare l’azione di Mario Draghi. Solo fino a qualche settimana fa il mercato prezzava una qualche misura sul QE solo nel 2015, ma è inevitabile che i recenti dati tedeschi aumentino le probabilità di un annuncio già a dicembre.
Dopo la pubblicazione del dato, il rendimento del Bund a 10 anni è scivolato ai minimi storici, in area 0,856%. Medesimo movimento ha caratterizzato il T-note 10yrs che si è spinto ai minimi da maggio 2013, sotto 2,20%. Il deflusso dall’azionario continua a favorire il comparto obbligazionario, in particolare governativo.
Tra le valute, i brutti dati tedeschi hanno messo qualche pressione in vendita sull’euro, con il cambio Eur/Usd che è tornato a posizionarsi sotto 1,27. Per oggi, l’attesa si sposta ora sulle trimestrali statunitensi. Dopo JP Morgan, sarà la volta di Citigroup, Wells Fargo e Intel. Soprattutto le prime due potrebbero alimentare l’ipotesi di un rimbalzo fisiologico.
VINCENZO LONGO
Market Strategist IG